Cos'è il CPM, CPA e CPC : Parte 2

Continuiamo il nostro approfondimento nel mondo delle affiliazioni con i termini più usati in termini di “costo per“. Abbiamo visto nello scorso articolo il CPM, un metodo oramai in disuso, e il CPA, un metodo che sta invece prendendo piede, mentre stiamo vedendo ora il CPC, costo per click, un metodo pubblicitario in cui il rischio da parte dell’operatore pubblicitario è quanto pagare per ogni clic sul proprio annuncio.

Questo obbliga gli operatori a fare in modo che l’annuncio sia importante in merito a ciò che viene offerto, in modo che abbia solo clic che possano avere delle buone possibilità di trasformarsi in azioni concrete. Al tempo stesso, l’editore, ovvero chi ha un sito web, si assume la responsabilità di visualizzazione della pubblicità in posizioni appropriate in modo che la stessa possa ricevere dei click. Nessun click, assenza di ricavi. Si tratta di una formula molto semplice per entrambe le parti.

Questa ripartizione dei rischi e la semplicità in termini di prestazioni, è il motivo per cui il CPC è diventato così popolare. E’ stato un  grande successo per Google, che oggi genera la maggior parte dei suoi miliardi di entrate semplicemente con AdWords. Nel caso degli annunci sui risultati dei motori di ricerca, Google è in realtà l’editore. Un intero settore di marketing è nato intorno a questo modello pubblicitario, in cui le aziende di grandi nomi pagano delle aziende di marketing per gestire le loro campagne pubblicitarie. Queste campagne CPC sono talmente un successo che c’è stato un cambiamento notevole nella pubblicità online.

L’unico problema è che si è soggetti a frode di click. Cioè, è possibile costruire delle reti di persone che cliccano sugli annunci senza alcun interesse per il prodotto o per il servizio venduto. La motivazione può essere quella di far aumentare i costi della pubblicità, per portare alcune società fuori dalla competizione, oppure può essere un tentativo di generare delle entrate facendo clic sugli annunci che compaiono sul proprio sito. Google ha sempre fatto un ottimo lavoro per combattere questo tipo di frode, tanto che comunque c’è un grande livello di fiducia intorno alla pubblicità CPC del motore di ricerca di Mountain View.

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